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Disturbi borderline

Il Disturbo Borderline è il più comune tra i disturbi di personalità. La ricostruzione della storia emotiva del paziente mostra spesso come queste organizzazioni mentali siano il risultato di antiche situazioni d’intollerabile scacco evolutivo che, trasformandosi da situazioni traumatiche in stabili tratti di personalità, mantengono inalterate le condizioni di sofferenza del paziente in una posizione di estrema confusione interna determinando l’impossibilità di raggiungere ed utilizzare la posizione depressiva.

Tale complessa psicopatologia è caratterizzato da un’ “assenza di confine” e vissuti intensi di “vuoto” e di “abbandono”, causati da traumi precoci e ripetuti nel corso dello sviluppo emozionale e da relazioni con le figure primarie di attaccamento caratterizzate da assenza di risonanza e ricettività emozionale alternata ad “intrusività” e si manifesta con:

  • rabbia immotivata ed intensa;
  • disforia dell’umore ed impulsività;
  • intolleranza alle frustrazioni;
  • scarso controllo e consapevolezza delle emozioni;
  • difficoltà a percepire emotivamente l’altro e l’incapacità ad identificarsi con esso;
  • facilità agli agiti;
  • pervasiva instabilità delle relazioni interpersonali e dell’immagine di sé;
  • stati di dissociazione mentale e fuga verso la fantasia dissociata ad occhi aperti.

Conseguenze:

  • notevole impoverimento del funzionamento psicosociale;
  • ampio utilizzo di trattamenti psichiatrici e/o psicoterapeutici;
  • manifestazioni transferali burrascose: relazioni di coppia altamente conflittuali;
  • propensione all’uso della sofferenza in senso vittimistico e vendicativo/rivendicativo in vista di un ipotetico risarcimento;
  • deficit dello sviluppo della mentalizzazione, forma di attività mentale immaginativa che riguarda sé stessi e gli altri e che permette di comprendere e spiegare il comportamento in termini di stati mentali intenzionali (per es. bisogni, desideri, emozioni, credenze e motivazioni);
  • Estrema confusione interna.

 

Obiettivi della cura psicoterapeutica

Nello sviluppo normale, la madre e il bambino sono coinvolti in un processo intersoggettivo che implica la comunicazione continua nel tempo, di stati affettivi  in cui la madre ha un ruolo vitale nel regolare, modulare e rispecchiare adeguatamente gli stati emotivi del figlio che, in questo modo apprenderà il “linguaggio delle emozioni” e sarà poi capace di condividerlo.

Tale processo di “sviluppo emozionale” non si è mai totalmente svolto nella prima infanzia della persona con un disturbo borderline della personalità e probabilmente è stato in seguito ulteriormente danneggiato da esperienze interpersonali dolorose.

Da qui la necessità che il terapeuta si ponga come nuovo oggetto trasformativo per il paziente borderline che può riuscire  a trovare se stesso nella mente dell’analista inteso come essere pensante e capace di sentimento.

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